In effetti, il termine “inossidabili” non corrisponde alla vera natura di questi metalli: essi, infatti, sono “ossidabilissimi”, vale a dire hanno la possibilità di “autopassivarsi” cioè di ricoprirsi di uno strato di ossido invisibile ed estremamente sottile, il film di passività, che protegge il metallo sottostante dagli attacchi corrosivi.
Ciò in virtù di una quantità di Cromo (Cr) nella composizione della lega che deve essere come minimo del 10,5%, secondo quanto previsto dalla norma EN 10020.
Oltre al tenore di Cromo, altro presupposto importante per la formazione del film di passività è la presenza di un ambiente ossidante (come ad esempio l’aria che si respira, l’acqua, soluzioni varie ecc.) che ne promuova il processo spontaneo di formazione o di ripristino, nel caso in cui venga danneggiato.
Questo concetto è molto importante ai fini di una buona tenuta nel tempo e per contrastare in maniera adeguata i diversi casi di corrosione. È necessario infatti consentire al materiale, sia in fase di lavorazione che di messa in opera, di poter scambiare con l’ambiente che lo circonda una sufficiente quantità di ossigeno, in modo da poter essere considerato nelle ottimali condizioni di passivazione.
Naturalmente questo film passivo può essere più o meno resistente e più o meno ancorato al materiale a seconda della concentrazione in cromo presente nella lega e a seconda dell’eventuale presenza di altri elementi (es. molibdeno).
È chiaro, quindi, che esistono diversi “gradi” di inossidabilità e di resistenza alla corrosione.
Anche da un punto di vista delle prestazioni meccaniche con questi materiali esiste la possibilità di soddisfare le più svariate esigenze per ciò che concerne le proprietà tensili, di durezza superficiale, di tenacità alle basse temperatura e altro.
Il generico utilizzatore si trova, di conseguenza, di fronte a una notevole serie di prestazioni e il problema che spesse volte si pone è proprio quello di riuscire a scegliere il giusto materiale in funzione degli impieghi, in modo tale da evitare dispendiosi “sovradimensionamenti” o pericolosi “sottodimensionamenti”.