Senza addentrarsi in aspetti di elettrochimica, passiamo ora a considerare il fenomeno della corrosione vero e proprio, esaminando le cause e le morfologie tipiche con le quali si manifesta sugli acciai inossidabili.
In molti casi si sceglie, si lavora e si mette in servizio un determinato componente inox, confidando esclusivamente nella magica parola “inossidabile” e pretendendo che tale materiale debba sempre e comunque resistere ai più svariati tipi di ambienti e di condizioni di esercizio.
È necessario invece considerare che non esiste “l’acciaio inossidabile”, ma ne esistono, come già detto, molte versioni e, a seconda della condizione in cui si trova, è possibile scegliere la lega appropriata, per non incorrere in spiacevoli quanto inaspettati inconvenienti. È opportuno inoltre, una volta operata la scelta, seguire determinati accorgimenti nella lavorazione, nella saldatura e nella installazione, per garantire la tenuta ottimale nel tempo.
Proprio la composizione chimica è uno dei fattori indicativi della resistenza alla corrosione, perché a questa è legata la “forza” del film di passività e quindi la capacità del materiale di fronteggiare gli attacchi corrosivi. Elemento fondamentale è il cromo (Cr). Maggiore sarà il suo contenuto in lega e maggiore sarà, in linea generale, la resistenza alla corrosione.
Sono molti i parametri che giocano a favore dell’innesco di un fenomeno corrosivo, tra cui:
– la natura dell’agente aggressivo (tipologia, concentrazione, pH);
– la temperatura dell’agente aggressivo;
– la finitura superficiale del metallo;
– la velocità del fluido sulle pareti del materiale.
In linea del tutto generale, si può dire che sono i cloruri (Cl-) i principali “nemici” dell’inox, in quanto in grado di “rompere” il film di passività e di ostacolarne la riformazione.